Quando una casa come Triumph scomoda un nome come Trident, la scelta dà la misura di quanto sia importante il progetto per la Casa di Hinckley. Ma facciamo un passo indietro: anche se abbiamo giocato con un parallelo con il dio del mare, il tridente evocato fa riferimento ai tre cilindri di quel modello epocale - identico alla BSA Rocket III, altro nome che ricorre nella gamma Triumph - che negli anni 70 entrò nella leggenda. La “Slippery Sam”, nome guadagnato al Bol d’Or del 1970 per una perdita d’olio che non le impedì di finire quinta la massacrante 24 ore, una Triumph Trident 750 ufficiale ha vinto ben cinque volte consecutive la Production al Tourist Trophy. Insomma, un modello di importanza epocale, considerato tra l’altro - assieme alle prime maxi giapponesi - una delle protagoniste della prima epoca delle Superbike.
La 660, nei progetti della Triumph di oggi, ha la stessa importanza anche se tutt’altre ambizioni. Lontana da ambizioni agonistiche, ha una missione però forse ancora più importante: allargare il pubblico dei fan delle moto di Hinckley battendo le concorrenti - le naked di media cilindrata giapponesi - sul piano della dotazione, delle finiture, del gusto di guida. Facendo pari, se non meglio, anche come prezzo. Insomma, una moto che non richiede né grande esperienza, né il fisico di Aquaman, perché è leggera. Ma andiamo con ordine.
La linea è un mix di design inglese e italiano: è nata a Hinckley ma c’è lo zampino del nostro Rodolfo Frascoli. Alcuni dettagli sono citazioni dal passato, altri dalla gamma attuale, ma non è né vuole essere una moto retrò. Anzi, è moderna in tutto, anche e soprattutto nella tecnologia. Il suo tre cilindri deriva dalla Street Triple S ma è cambiato in talmente tanti dettagli - 67 - da potersi considerare completamente nuovo. 81 cavalli a 10.250 giri la potenza massima, 64 Newton metro la coppia, spalmata benissimo su tutto l’arco d’erogazione per venire incontro ai meno esperti. E poi, Trident è disponibile anche in versione depotenziata, e successivamente ripotenziabile, per patenti A2.
Ma dicevamo dell’elettronica. Per gestire il tricilindrico da 660 cc c’è un pacchetto molto interessante, con ride-by-wire, controllo di trazione e due riding mode. C’è un bel cruscotto misto TFT/LCD integrabile con l’app My Triumph Connectivity System che funge da navigatore, acquisizione dati, gestione smartphone e controllo per la GoPro. E c’è naturalmente l’ABS, che gestisce un impianto frenante con doppio disco da 310 mm all’avantreno e unità singola da 255 al retrotreno. Sospensioni Showa, con forcella rovesciata da 41 mm all’anteriore e monoammortizzatore regolabile al posteriore.
Tantissimi - 45 - gli accessori, e molto lunghi gli intervalli di manutenzione, che cadono gli 16.000 km. E il prezzo, di 7.995 euro franco concessionario, fra il resto. Insomma, per mettervela in casa non dovrete sconfiggere un mostro marino come era toccato ad Aquaman per prendersi il tridente di Atlan.