Franco Morbidelli: "La mia storia con Pramac inizia da bambino, c'è un disegno superiore"
Il pilota, ancora per poco in Yamaha, ha raccontato questi due anni e mezzo difficilissimi e inattesi. Come li ha affrontati? Dove ha trovato questo approccio orientale? E cosa si aspetta dalla nuova opportunità su Ducati?
Franco Morbidelli viene dagli anni più difficili della sua carriera. Per lui il sogno di correre in una squadra ufficiale si è trasformato in un incubo, sportivamente parlando. In che senso? Nel senso che nei due anni e mezzo in cui è stato compagno di Fabio Quartararo ha visto il francese vincere il mondiale e fare secondo l'anno dopo mentre lui, Franco, ha sempre arrancato nelle posizioni che contano meno.
Solo otto top 10 nelle gare lunghe, nessun podio e, come miglior risultato, il quarto posto dell'Argentina.
Così abbiamo chiesto a Morbidelli se il suo atteggiamento/approccio verso questa situazione difficile, invece che brasiliano come spesso lui sottolinea, sia più orientale, giapponese, yogico. Provi rabbia o frustrazione? Morbidelli ha spiegato come ha fatto ad affrontare questi anni dopo quel 2020 che lo ha visto secondo nel mondiale, non troppo lontano da Joan Mir.
E quel 2020, probabilmente, gli è valso anche la chiamata dal team Pramac, per avere una Ducati ufficiale: tanta roba, sfida bellissima e allettante. Adesso è di nuovo in ballo, alla grande.
Franco, da persona estremamente sensibile, ha fatto anche un bel racconto su uno dei suoi caschi speciali, quello dedicato al film "Fa' la cosa giusta", creato nel periodo in cui era nato il movimento Black Lives Matter (le vite nere contano).