Le Storie di Nico. Le “mie” sette moto al Museo Laverda di Breganze
Ecco le Laverda che mi hanno colpito da piccolo e ho goduto da grande, scelte tra i cento pezzi del Museo creato due anni fa da Werner Ricciolini. Dalla prima, pregevole 75 all’incredibile V6 1000. E l’incontro con tre visitatori molto speciali...
Della prima moto avevo soltanto sentito parlare: la piccola 75, progettata da Francesco Laverda e Luciano Zen, fu proposta nel ‘50, era molto innovativa e si impose anche nella Milano-Taranto. Ricordavo con nostalgia la bicilindrica 200 del 1961 con il suo bel sound. E avevo provato la 250 Chot del 1973 che fu la prima entrofuoristrada italiana a due tempi e spiazzò tutti.
Ecco poi la meravigliosa 125 LZ, collaborazione tra Laverda e Zundapp, che fece impazzire i sedicenni a fine anni Settanta. E la possente bicilindrica 650 che una decina di anni prima aveva lanciato la Moto Laverda nel nuovo settore delle maximoto.
Da quel progetto nacque nel 1971 la “mia” 750 SFC protagonista delle 24 Ore e delle 500 km. E Laverda ci prese gusto. Da lì la tre cilindri 1000 Space Frame che nel ‘75 portai in gara a Spa, al Montjuich, al Mugello e a Le Mans. E infine l’ultima, la mitica sei cilindri 1000 che fu il canto del cigno del marchio veneto.
E’ un museo che dovete assolutamente conoscere: Ricciolini ci racconta come è stato realizzato, Giovanni Laverda, nipote del fondatore, ci confida l’effetto che gli fa essere qui e infine il toscano Augusto Brettoni prova a spiegare com’è diventato la leggenda della Laverda sulle piste europee.