Le storie di Nico - Kawasaki 500: l’evoluzione della Mach III, esagerata ma leggendaria
La tre cilindri due tempi, apparsa nel ‘69, durò pochi anni perché il mondo iniziava a considerare anche l’ecologia. Ma ha lasciato il segno: la più eccitante, eccessiva, esuberante della sua epoca. Nel video tutte le serie, dalla H1 alla A e alla B: l’evoluzione della specie
Qualcuno la definì la “bara”, o anche la “fabbrica delle vedove”, ma la Kawasaki 500 Mach III (tre volte la velocità del suono...) non era più pericolosa di tante sue coetanee benchè frenasse poco e fosse instabile sul veloce. Furono gli americani a chiederla ai giapponesi e a volerla esagerata: tre cilindri due tempi come nelle competizioni, 60 cavalli, leggera (170 chili o poco più), il motore arretrato nel telaio per impennare più facilmente. Venne fuori un mostro, che allo sprint lasciava indietro le 750.
E’ il collezionista Giorgio Sarti, autore di numerosi libri sulle più belle moto del mondo, a presentarci le Mach III della sua collezione. Le varianti cromatiche, i ritocchi estetici, il passaggio dal freno anteriore a tamburo fino al disco, poi il depotenziamento progressivo fino alla più corretta distribuzione dei pesi. La moto guadagnò in sicurezza ma perse molto del suo fascino speciale. Nel video si racconta la Mach III e si sfatano alcune delle leggende che la circondano: non è vero, per dirne una, che grippasse il pistone centrale...