Le Storie di Nico: i pazzeschi circuiti ultraveloci di una volta
Tre per tutti: il vecchio Spa-Francorchamps di 14 chilometri, la Stradale di Monza senza le varianti, il Salzburgring. Erano piste nate quando la velocità era il mito assoluto, furono tappe fondamentali del campionato mondiale fino a quando le necessità di sicurezza le stravolsero o le cancellarono dai calendari
Duecentoventidue km orari di media nel 1978! Questo il record, segnato da Johnny Cecotto con la Yamaha 500, sulla pista storicamente più veloce del mondiale: Spa-Francorchamps, 14.000 metri su strade chiuse per l’occasione, tra le lame dei guardrail. Nel ‘67 già Ago con la MV superava il muro dei 200 di media. Ci ho corso, sono salito sul podio in una 24 Ore nel’75, e posso testimoniare che era una cosa da pazzi. Ma esaltante.
La velocità era un mito. E la velocità è una droga, che ti spinge sempre oltre e ti fa perdere il contatto con la realtà. Le tragedie degli anni Settanta ci hanno aperto gli occhi, tante piste sono state prima modificate per rallentarle e poi progressivamente abbandonate. Il mondiale oggi corre su piste molto più lente e più sicure.
Il fascino di piste come Spa, Monza e Salisburgo, resta tuttavia indimenticabile. Ecco come nacquero e perché, quali medie si toccavano, quali incidenti le segnarono. Proprio a Salisburgo e a Spa vivemmo a metà degli anni Settanta le proteste dei piloti e i primi scioperi dei big contro la FIM e gli organizzatori: gli episodi che cambiarono il nostro motociclismo.