Iader Giraldi, ultracinquantenne “dakariano” e scrittore
Iader Giraldi è quel tale che ha fatto saltare il banco degli scommettitori della Dakar. Due anni di “gavetta” e, finalmente una versione ingigantita del ruolo di “privatone”
“Due tappe e torna a casa!” Era un po’ la risposta alla domanda: Chi è Iader Giraldi, alla sua prima Dakar nel 2023? Non importava neanche il cognome, dicevi Iader e il popolo del Rally-Raid aveva capito. È vero che il nome non è un Paolo o Marco qualunque, ma in quel Iader era come se ci fosse già una sentenza.
Questo ultracinquantenne viene dalla Motor Valley, vive e lavora a Roma, e dalla Romagna si è portato appresso un sogno di bambino. Dalla BMX ai cinquantini, e poi alla Moto da Rally, i poster di Picco e Orioli, di Picco VS Orioli, sulle pareti della cameretta. Arrivato ad una certa, solenne tranquillità lavorativa e famigliare, un certo giorno quel sogno salta fuori con tutta l’urgenza di qualcosa che ha scavato dentro per troppi anni.
La proposta è indecente, alle porte dei cinquant’anni senza nessun segno premonitore apparente, pubblico, magari anche solo diffuso in uno stretto ambito di amicizie. “Devo fare la Dakar” diventerà dogma e, più tardi, il titolo del libro-romanzo della sua storia. L’imperativo tra sé e sé e poi pubblico si manifesta nell’annuncio alla moglie, un bel giorno presa alla sprovvista e messa alle strette “Mia cara, l’amante o la Moto?” Così è iniziata, due anni di lavoro e di qualche frustrazione, poi il lieto fine.