CBR 1000RR-R Fireblade SP
Dieci cose da sapere
La nuova supersportiva Honda cresce con tante piccole migliorie. Eccola riassunta in 10 punti
Non c'era molto che non andasse sulla Honda CBR 1000RR-R Fireblade (con la sorella SP) che ha debuttato a EICMA 2019; nel corso della nostra prova avevamo evidenziato solo una certa pigrizia ai medi regimi sottolineata da una rapportatura davvero troppo lunga. Evidentemente non siamo stati gli unici, perché a due anni di distanza debutta una nuova CBR 1000RR-R Fireblade leggermente riveduta e corretta in tanti piccoli dettagli per perfezionare una supersportiva già di livello stratosferico.
Eccovela riassunta in 10 punti fondamentali!
1) La prima CBR si chiamava FireBlade, con la B maiuscola in onore al cognome di quel Tadao Baba che l'aveva progettata, primo teorico del concetto Total Control. La CBR avrebbe dovuto essere una 750, ma Honda per le competizioni scelse di affidarsi allo schema V4, quindi Baba, libero dai vincoli regolamentari, riuscì a convincere i vertici Honda a trasformarla in un 900 aumentando la corsa e cambiando per sempre le regole del segmento. La prima a “perdere” la B maiuscola è stata la 1000 del 2004.
2) Aerodinamica: la CBR 900RR aveva fori sulla carenatura come sulle 250 da GP per migliorare l’agilità alle alte velocità. A distanza di quasi trent'anni, la 1000RR-R del 2020 è la prima Honda con alette aerodinamiche integrate nella carenatura
3) La rapportatura della versione precedente era pazzescamente lunga: 299 in quarta. Il modello nuovo è stato irrobustito ai medi regimi e guadagna tre denti di corona, risultando più pronta in accelerazione e ripresa.
4) La livrea celebrativa con i colori bianco/rosso/blu riprende pari pari quella del modello 1992. Il designer è lo stesso. La versione anniversario sarà in serie numerata ma non limitata, il numero sulla piastra di sterzo servirà a garanzia e aumenterà il valore della moto.
5) La CBR 1000RR-R viene assemblata, almeno in parte, in HRC. Gli attacchi motore vengono imbullonati al propulsore e solo successivamente saldati al telaio, al fine di garantire un accoppiamento perfetto come avviene sulle moto da corsa. Nonostante tutto, non ha una sigla RC, che contraddistingue i modelli sviluppati dall’HRC, ma SC come tutte le Fireblade: SC 82.
6) L’alesaggio da 81 mm è quello del limite regolamentare per la MotoGP, e non per coincidenza lo stesso ovviamente adottato dalla RC213V-S. C’è tanta esperienza fatta sulla 213 nella nuova Fireblade: il forcellone, ad esempio, è derivato molto strettamente, e i pistoni sono realizzati nello stesso materiale.
7) La potenza massima di 217 cavalli allo stratosferico regime di 14.500 giri è stata mantenuta invariata nonostante i diversi interventi di irrobustimento dell’erogazione ai medi regimi. Solo la Ducati gira più in alto, con 15.250 giri, la BMW M1000 gira uguale…
8) L’asse a camme è soggetto a trattamento DLC, una prima assoluta per una moto stradale, e diverse altre componenti del motore come bielle, bulloni, bronzine, sono state realizzate in leghe sviluppate da Honda e coperte da brevetto.
9) La smart key per l’accensione del quadro è stata fondamentale per poter definire il condotto d’aspirazione airbox che passa all’interno del cannotto di sterzo.
10) Lo scarico della CBR 1000RR-R SP viene sviluppato in collaborazione molto stretta con Akrapovic, anche se Honda - curiosità un po’ paradossale - è l’unica Casa a non avvalersi più dell’esperienza della Casa slovena in MotoGP.