A sei anni mi sono affacciato alla vetrina della concessionaria Ducati e mi è scoppiato il cuore". Gianluca Nannelli, 52 anni, racconta così l'inizio di un amore viscerale per le moto che lo accompagnerà per tutta la vita. Ma la sua famiglia era terrorizzata: "Non ho mai avuto la possibilità di avere una moto. La patente A l'ho presa solo nel 2009".

L'adolescenza è stata una sofferenza: "Andavo nel campo dove i ragazzi giravano col mini cross. Stavo lì ad annusare l'odore dell'olio di ricino, ma non potevo farlo". A 17 anni, lavorando come bagnino, compra una Cagiva VMX da cross: "Andavo al campeggio facendo un pezzo di montagna e uno d'asfalto senza patente. Lì ho imparato a derapare e a dare paga con il tassello".

Come tifoso piangeva quando vincevano i suoi idoli: "Mi veniva da piangere, l'emozione era talmente forte. Il mio sogno era diventare un pilota del mondiale Superbike con la Ducati. Non vincere il mondiale, solo essere uno di quelli là".

La svolta arriva tardi, ma Nannelli compensa con una determinazione feroce. Ha corso con la clavicola spezzata a Valencia, finendo quarto: "Il dottor Corbacio mi ha fatto una bretella di nastro americano. Sentivo tutto muoversi, ma poi ti abitui. Agli ultimi tre giri tenevo dietro Jonathan Rea". Ad Assen ha corso senza pedana sinistra sotto la pioggia: "Appoggiavo il piede sul forcellone, la catena mi mangiava lo stivale. Ho fatto una rimonta pazzesca".

Nel 2003 vince il CIV Supersport con la Yamaha R6. Poi Mondiale Supersport, Superbike e Moto2 Junior. Nel 2012, a 39 anni, corre il CIV Superbike con Michelin ufficiale: "Record della pista al Mugello". Ma qualcosa cambia: "A Vallelunga ho dormito tutta la notte. Non dormivo mai prima delle gare. Perdevo quei decimini sul giro secco. Ho capito che stava calando la tensione".

La domenica mattina decide: "In griglia ho detto 'questa è l'ultima gara'. Ho finito quarto. Non volevo un lento declino". Oggi ha la Nannelli Academy per bambini: "Faccio ciò che mi è mancato a me".