Danilo Petrucci: “La gente non mi vede come un personaggio ma come una persona”
Danilo è probabilmente il pilota più amato della Superbike. In questa intervista ci parla di come dovrebbe essere la SBK, delle piste “old style”, dei suoi avversari e delle sue ambizioni future
“E’ stata una stagione bellissima”. Così Danilo Petrucci inizia la nostra intervista, analizzando un’annata per certi versi bellissima, ma per altri estremamente difficile. La tripletta di Cremona ma anche il brutto infortunio in allenamento e la difficile ripresa. Lo scorso anno ha dovuto cambiare il suo stile di guida, e lavorare in modo diverso da come aveva fatto nel MotoAmerica e se nel 2023 aveva ottenuto tre podi, quest’anno ha conquistato tre vittorie e 10 podi.
Intervistarlo è sempre un piacere perché con lui si può parlare d tutto ed affrontare ogni argomento. Ed è quello che abbiamo fatto anche questa volta. Abbiamo cercato di capire come abbia lavorato per diventare un top rider anche in Superbike e del fatto che il suo primo podio e le sue prime vittorie siano arrivate su circuiti “old style”. Non certo per caso ma perchè anche lui è un pilota vecchio stampo, e come dice lui stesso l’ultimo ad essere arrivato in alto senza essere un grande talento naturale e non avendo iniziato dalla Rookies Cup, ma da un trofeo monomarca con 120 piloti, che richiedeva un budget di 5.000 euro.
Riduzione dei costi e delle prestazioni, questa la chiave per riportare in alto la Superbike, perché alla gente non interessa in quanto giri, ma vuole vedere lo spettacolo. Il mondiale delle derivate non deve guardare alla MotoGP, ma trovare una propria dimensione con mezzi meno sofisticati e meno costosi, con i quali correre su quelle piste dove la Superbike è amata. “Correre a Cremona davanti alle tribune piene è stato indimenticabile”.
Danilo ci ha parlato anche dei suoi avversari, di Bulega che non si aspettava potesse essere così competitivo, di Iannone un altro grande talento che ha cambiato le cose in Ducati GP e infine di Toprak, talento naturale che gli ricorda il Marquez dei tempi della Honda. Uno di quei piloti che trovano le soluzioni grazie alle loro innate capacità. Petrucci stima Toprak anche come persona, perché è restato sempre umile e rispettoso della propria religione.
E il futuro? Il sogno per il 2025 è quello di lottare per il titolo mondiale Superbike. “Mi piacerebbe avere un poco di pressione in più”.